Giuseppina Fontana, pittrice e scultrice
Scultrice e pittrice
“L'arte è magia
liberata dalla menzogna di essere verità”
Theodor W. Adorno
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Giuseppina Fontana, la vocazione per la materia

 

Se volessimo sintetizzare in poche parole il filo conduttore di tutta la ricerca artistica di Giuseppina Fontana, e se potessimo farlo senza sminuire le ricche sfumature che la rendono una ricerca molto composita e di indiscutibile spessore, basterebbe parlare di un'autentica vocazione per la materia, che se dapprima è stata in qualche modo minimizzata e "contenuta", nel corso del tempo è maturata, in maniera sottile ed insinuante, fino a farsi perentoria e impossibile da essere inascoltata. Una vocazione così spiccata da rendersi peraltro evidente non soltanto, come ci si potrebbe aspettare, nella intensa e vitalissima produzione scultorea, ma pure nei lavori bidimensionali, come gli assemblaggi polimaterici, e addirittura nei lavori su carta, dove il colore si addensa a suggerire una qualità plastica alle forme, in verità appena accennate, ma tanto evocative.

 

In eloquente adesione ai valori antiretorici e antimonumentali della scultura tradizionale che lungo tutto l'arco del Novecento ha imboccato diversi filoni espressivi volti alla ricerca di una nuova libertà di interpretazione della figura, finalmente calata in una dimensione intimistica e quotidiana, Giuseppina Fontana ha individuato la propria direzione creativa in uno stile che, pur palesando una certa contiguità con fonti classiche, soprattutto nella compostezza degli equilibri formali e volumetrici, riflette le soluzioni più felici proposte dai massimi innovatori del linguaggio plastico del Novecento, quali possono essere stati Rodin, Camille Claudel o il nostro Medardo Rosso, che hanno, ognuno a suo modo, promosso la pratica scultorea a linguaggio altamente evocativo e poetico, svincolandola da sterili rigidezze celebrative per farne strumento eletto di racconto umano, un racconto immerso nel quotidiano del gesto e del sentimento.

 

Giuseppina Fontana ha scoperto presto il piacere della manipolazione della terra, oltre che quello della condensazione e costruzione delle immagini del suo mondo interiore in forme concrete e tangibili, e così modella la creta come fosse materia viva; la plasma con gesto sicuro, insieme spontaneo e meditato, e ne fa opere che palpitano di un'energia quasi visibile, perché grandemente umano è il nucleo sentimentale di questa sua esperienza estetica. Le sue sono opere che, prive in verità di ogni banalità decorativa, non si limitano a rappresentare visivamente frammenti di umanità, ma se ne fanno narrazione, trasposizione poetica, interpretazione emotiva, rendendoli episodi o momenti che non si possono più dimenticare.

 

La maturità espressiva di questi lavori è tutta compresa nel loro essere al tempo stesso abbozzati e compiuti: pur attraverso un modellato non perfetto, scabro, volutamente non finito, risalta infatti l'impeccabilità della resa anatomica delle figure, dei corpi e dei volti, ottenuta attraverso una non comune capacità di sintesi plastica. I volumi sono in aperto dialogo con l'ambiente e il dinamismo delle forme appare sapientemente acuito dall'interazione con la luce. Ne risultano a volte effetti di sospensione gravitazionale che fanno perdere peso alla materia lavorata, senza però compromettere il sentimento di pienezza vitale che i corpi modellati esaltano nello spazio.

 

I valori puri dell'opera plastica - il contorno, la massa, il modellato, e in alcuni casi anche il colore - appaiono di volta in volta efficacemente calibrati con il contenuto delle composizioni, tutte immerse in una atmosfera di tempo contratto, ma variamente declinate secondo un repertorio di soggetti che vibrano alternamente della verità dei diversi moti dell'anima, e se ne fanno metafora di commovente intensità.

 

Come si accennava la ricerca creativa di questa artista è però composita e sperimenta diversi registri linguistici. Alle opere modellate con la creta si affianca infatti la produzione di lavori bidimensionali realizzati attraverso assemblaggi polimaterici, in cui al realismo figurativo si sostituiscono la piena espressività e l'altissimo potenziale comunicativo di un linguaggio informale, veicolo di estrema sintesi poetica ed emotiva. Qui, dove prevale una visione mentale, un raffinato equilibrio compositivo è ottenuto attraverso una efficace orchestrazione degli opposti: alternanze e scansioni di pieni e vuoti, di geometrie rigorose ed elementi vivi, di materiali freddi come il ferro e caldi come il legno e la terracotta, di biancoenero e colore.

 

Queste opere possono essere in qualche modo indicate come l'anello di congiunzione con l'altro importante versante della produzione di Giuseppina, quella pittorica, che la vede sperimentare una tecnica mista in cui alle raffinate ed evanescenti velature dell'acquerello si sovrappone un uso materico del colore ad olio, che le consente di dare corpo anche sul supporto cartaceo a quell'anelito alla materia che ancora una volta risulta essere motivo dominante della sua ispirazione. Attraverso un linguaggio figurativo in cui però si osserva la propensione ad un disfacimento della visione verso esiti a tratti informali, Giuseppina intona il suo delicato canto alla natura, una natura che è però in primo luogo ricordo, emozione di un tempo visto e vissuto, e dunque intrisa di quel sentimento fortemente umano che rende anche questi lavori prima di tutto racconti di vita.

 

Giovanna Galli, maggio 2009

Giuseppina Fontana, scultrice e pittrice

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